Lo sciame sismico avvenuto in Turchia ha riacceso l’attenzione sul tema della prevenzione antisismica delle costruzioni, sottolineando l’importanza della progettazione degli edifici in accordo con tecniche e criteri finalizzati a renderli più sicuri in caso di sollecitazioni provenienti da eventi tellurici.

Con una magnitudo di 7,8 il sisma avvenuto fra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria è stato mille volte più forte di quello di Amatrice (2016) e trenta volte più forte di quello dell’Irpinia (1980). La scossa, seguita da centinaia di repliche, è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo, fino alla Groenlandia, come ha rilevato l’Istituto geologico danese.

Oggi la scienza non è ancora in grado di prevedere con anticipo i futuri eventi sismici, infatti l’unica analisi è di tipo statistico e pone le basi  sulla conoscenza storica del territorio e la ricorrenza dei terremoti. Poiché non è possibile prevedere il verificarsi dei terremoti, l’unica strategia applicabile è quella di limitare gli effetti del fenomeno sull’ambiente antropizzato, attuando adeguate politiche di prevenzione e riduzione del rischio attraverso soluzioni che prendano in considerazione i seguenti comportamenti:

  • conoscenza del fenomeno attraverso il monitoraggio del territorio e valutazione del pericolo a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali;
  • attuazione di politiche di riduzione della vulnerabilità dell’edilizia più antica, delle scuole, degli ospedali, etc. attraverso un’ottimizzazione delle risorse utilizzate per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio;
  • aggiornamento della classificazione sismica e la normativa;
  • conoscenza sulla consistenza e qualità dei beni esposti al rischio;
  • studi di microzonazione sismica per un corretto utilizzo degli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico e per migliorare l’operatività e lo standard di gestione dell’emergenza a seguito di un terremoto;
  • costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione.

Il tema della prevenzione antisismica delle costruzioni è cruciale anche nel nostro Paese, caratterizzato dalla estrema bellezza unita alla fragilità del patrimonio storico, artistico e culturale.

Dopo il terremoto in Abruzzo nel 2009 è stato avviato il Piano nazionale per la Prevenzione sismica, che rappresenta il primo piano a carattere nazionale a prevedere una programmazione pluriennale degli interventi finalizzati alla prevenzione sismica del Paese.

Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, i bonus sismici hanno fatto registrare importi pari ad appena un decimo rispetto a quelli corrisposti nel contesto del Superbonus 110%, un segnale evidente che la sicurezza del nostro patrimonio edilizio procede con estrema lentezza.

Allo stesso modo non ha fatto passi in avanti l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato (un documento tecnico nel quale sono contenute tutte le informazioni relative allo stato di agibilità e di sicurezza di un immobile, sotto il profilo della stabilità, dell’impiantistica e della manutenzione), altro punto importante nel Piano di Prevenzione, che consentirebbe di ottenere informazioni sulla storia, sulla manutenzione, sulla classificazione energetica e sismica degli edifici e che renderebbe convenienti questi interventi in termini di sicurezza.

Non intervenire significa lasciare che il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio proceda molto lentamente e secondo un approccio disomogeneo, intervenendo in maniera discontinua sulle zone colpite dal sisma e, comunque, devolvendo enormi somme di denaro pubblico senza aver messo in pratica le giuste operazioni di sensibilizzazione e formazione dei cittadini, oppure operazioni di messa in sicurezza del contesto storico ed economico nel quale essi vivono.

 

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